lunedì 4 giugno 2007

Kendo comics

Virtual kendo sono anche i duelli tra me e alcuni utenti di un forum di arti marziali che frequento.
Per capire le premesse del fumetto che segue, per chi non frequentasse tale forum, è consigliabile prima leggere questo topic : www.forumartimarziali.com/forum/index.php?topic=17489.0 e il primo post che si può leggere nel link a fianco "L'origine di questo blog".

Cliccare sulle immagini per ingrandirle se non risultassero leggibili.

Disegni di ama, Maurizio Di Vincenzo, Igor Novelli.





sabato 2 giugno 2007

Kendo family


Sono tornata da poco da Povegliano Veronese, una ventina di kilometri da casa mia, dove sono andata a sentire la banda di paese suonare per la festa della Repubblica.
Questo perché durante l’ultimo allenamento di kendo ho saputo che Pier (quello che ho precedentemente chiamato “il mio orsacchiotto” : ) ) suona, in questa manifestazione, il clarinetto.
Sono stata felice di andare a conoscerlo anche nella sua quotidianità “senza armatura”, partecipare a un evento per lui importante e condividere con lui altri aspetti della sua vita.
Parlo di questo perché, come spiegherò di seguito, questo fatto ha per me una valenza importantissima, con dei risvolti profondi e profonde riflessioni che possono cambiare le mie relazioni con le persone.
Per Pier, che ho visto al massimo 4-5 volte (so poco e niente di lui, del resto come di tutti i miei compagni di dojo), provo un affetto tenero e simpatico; non so come mai: forse per il suo aspetto morbido, o gli occhioni che nascondono sempre un sorriso, o perché ho apprezzato molto, in un allenamento che risale a gennaio, come mi abbia aiutato nella pratica, con un grande sorriso dietro la grata del men, oppure per la sua calorosa accoglienza quando sono tornata ad allenarmi dopo mesi di assenza. Fatto sta che oggi l’ho proprio sentito come un caro fratellino minore, a cui essere molto legata.
Per le vicende che ho avuto in famiglia, io non ho mai avuto proprio alcun senso dei rapporti famigliari. E così sarebbe ancor oggi, se non avessi incontrato il mio grandissimo amico Fabio, che mi ha fatto da nonno, da papà e anche da… mamma!!! Ah! Ah! Nel senso che mi ha fatto capire il significato dei rapporti famigliari, mi ha colmato un vuoto affettivo e concettuale sulle relazioni all’interno della famiglia.
Come dice Fabio, non è che per il fatto che sono nata da due persone, allora questo insieme di individui è da considerarsi una famiglia. Lo è solo biologicamente. Ma perché una famiglia si possa chiamare tale, bisogna poi che lo sia REALMENTE, attraverso rapporti di amore, rispetto e comunicazione. Questa è una lunga storia, questi sono i miei Campionati Mondiali di Virtual Kendo, di cui parlerò in modo specifico più avanti (essendo un argomento tosto, mi ci vuole il giusto contesto di tempo e tranquillità).
Qui accennerò brevemente al fatto che, quando ho vissuto per qualche tempo nella famiglia di Fabio, ho visto rapporti e relazioni completamente diversi da quelli ai quali ero stata abituata nella mia: nessuno che urlava, nessuno che sbatteva porte, ma soprattutto ho visto un padre, Fabio appunto, estremamente presente nella vita dei suoi figli. Non nel senso di invadente, anzi! L’ho sempre visto molto rispettoso dei loro spazi. Vedevo un papà che non sarebbe mancato per nulla al mondo agli eventi importanti dei propri figli, che faceva i salti mortali per essere presente, per esempio, alle partite di calcio in cui i suoi figli erano arbitri (pur non vedendo di buon occhio gli arbitri, si era appassionato perché, diceva, “se una cosa per mio figlio è importante, lo è per me prima di tutto”. Molti forse potrebbero dire così, a parole. Sono i fatti poi che contano. I fatti di una continua presenza e partecipazione ed interesse).
Così facendo, Fabio, ha abituato i figli stessi a partecipare alle cose importanti dei propri fratelli, poi degli amici e dei compagni.
Per me questa era una cosa del tutto nuova. Fabio mi ha fatto capire quanto sia importante CONDIVIDERE, PARTECIPARE, ESSERE PRESENTE per le persone.
E’ una cosa che Fabio mi dice da anni e che mi esorta a mettere in pratica da parecchio tempo, eppure soltanto da poco me ne sto rendendo conto e comincio a capirlo.

Il mio durissimo cuore, compresso da sofferenze, paure, diffidenza e razionalità, finalmente sta cominciando a sciogliersi!!!
Che fatica! Che pazienza caro Fabio! Che tenacia! Che perseveranza! Quelle che hai tu nell’aiutare gli altri ad ogni costo, al duro prezzo di incomprensioni, calunnie, antipatie! Incomprensioni e mancanze di rispetto anche da parte mia! Quando avevo paura di affrontare certe mie paure e schemi di comportamento!
Incomprensione a te che mi hai salvato la vita!!! Diffidenza a te, che, comunque facendo rispettare i tuoi spazi, non mi hai mai abbandonato!!!

Perciò … come avrei potuto mancare alla sfilata della banda del mio fratellino? Sono stata felice di essere là, nonostante il rischio che saltasse tutto a causa della pioggia; io sono andata là comunque; volevo ESSERCI.
Sono stata molto contenta di vivere anch’io attimi della vita di Pier, una vita, la sua, che scorre distante da me quando io lavoro e vivo la mia quotidianità, ma che in quel momento si è congiunta alla mia. Così penso alle miriadi di vite che scorrono con i propri interessi, problemi, lavori, gioie e dolori, vite che scorrono parallele e solitarie fino a quando non decidono di congiungersi in attimi di reciproca partecipazione.
E così guardavo Pier suonare sereno, anche se la manifestazione è avvenuta in forma ridotta a causa del maltempo.
Poi, un caloroso rinfresco presso gli Alpini. Io ho notato gli sguardi incuriositi e simpaticamente maliziosi di alcuni di loro, di alcuni componenti o di persone del paese vicine alla banda, nel guardare questa ragazza che era venuta da Mantova per vedere Pier sotto la pioggia… ah! ah! Chissà adesso quante battute si beccherà il nostro Pierluigi!
Beh, posso capire. Ma loro non sanno che “è” mio fratello.
E questa sensazione oggi mi ha aperto gli occhi sulle mie relazioni.
Io ho realmente un fratello, di 40 anni, ma per ciò a cui ho accennato prima, per me è veramente come fosse un estraneo. So poco o niente di lui. Abbiamo vissuto nella stessa casa, da quando sono nata, per 27 anni, ma non abbiamo mai parlato. Non c’è mai stato alcun rapporto. E fino a che non ho conosciuto realtà diverse, per me era normale così. Quando si è dentro a un contesto famigliare, riesce difficile avere una visione oggettiva dello stesso.
Ora, grazie a quello che provo per Pier, ho un riferimento concreto su ciò che si prova per un fratello: dunque ora posso comportarmi così anche col mio fratello vero!
Con Pier mi viene voglia di abbracciarlo, di partecipare alla sua vita, di parlargli.
Con mio fratello non mi viene spontaneo tutto ciò. Ma grazie all’esperienza con Pier, prendendola come riferimento, sento che posso ora migliorare questa relazione con mio fratello.
Pensate un po’: grazie a Fabio, il mio cuore si sta sciogliendo e comincio a provare sentimenti, come quelli per Pier. Grazie a quello che provo per Pier migliorerò il mio rapporto con mio fratello Paolo.
Io credo davvero che siamo tutti legati, come esseri umani; tutti possiamo essere d’aiuto, senza neanche magari sapere come, in che modo o quali conseguenze possa avere per altri un nostro gesto.
Siamo tutti uniti. Nel momento in cui c’è separazione, non c’è più vita. Sapete che l’etimologia di “diavolo”, cioè “diabolus”, significa “separatore”?
Ora comincio a capire quello che ho sempre sentito dire dal mio grandissimo amico Fabio a qualunque persona avesse incontrato: “Per il solo fatto che mi hai conosciuto, non sarai mai più solo nella vita!”.
Pier, Laura, e tutte le persone che ho conosciuto: “Per il solo fatto che mi avete incontrato, non sarete mai più soli nella vita”!!!



Foto tratta dal sito www.kendocusverona.com